She SPS intervista Emilia Garito
Emilia Garito è founder e Amministratore Delegato di Quantum Leap s.r.l., società del gruppo Be. Shaping the Future – dal 2022 anche parte del più ampio contesto di Engineering Spa -, e founder e Presidente di Deep Ocean Capital SGR S.P.A.
Emilia è Computer Science Engineer, laureata presso Sapienza Università di Roma e con post-laurea presso la Stanford University (LEAD post graduate executive course in Finance, Leadership and Innovation).
Emilia è Jury Member per EIC (European Innovation Council) in qualità di “european expert” in Trasferimento Tecnologico e Intelligenza Artificiale. È Ambassador della fondazione XPrize per l’IBM Watson Artificial Intelligence XPrize competition e già membro della Task Force sull’Intelligenza Artificiale di AgID (Agenzia per l’Italia Digitale).
Nominata nel 2023 da Forbes nella lista delle “100 migliori imprenditrici e figure professionali italiane” ha contribuito alla redazione di numerosi articoli e libri sul tema dell’etica e della regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale e sui temi del Trasferimento Tecnologico e delle politiche di innovazione.
Ha creato un inedito metodo gestionale dei processi di Trasferimento Tecnologico dal titolo, “IP Lifecycle Management” per la gestione di tutte le fasi di creazione, sviluppo e valorizzazione della proprietà intellettuale. Tale modello accompagna il ricercatore e l’industria, in tutto il percorso di creazione dell’innovazione, focalizzandosi su come il contenuto tecnologico possa arrivare sul mercato e trasformarsi in un prodotto competitivo.
Emilia ha iniziato la sua carriera nel settore della Difesa, come Project Manager per i sistemi dell’Aeronautica Militare italiana e come NATO Sales Manager per i sistemi militari navali, sempre all’interno dell’azienda AMS (Gruppo Finmeccanica – ora Leonardo S.P.A.).
È spesso relatrice in conferenze nazionali e internazionali e in programmi di formazione per università e grandi aziende.
Tra le sue attività filantropiche, vi è il ruolo di TEDx Italian Ambassador e, da 8 anni, di curatrice e organizzatrice del TEDxRoma, una delle più popolari conferenze TEDx organizzate con licenza TED sui temi dell’innovazione, della cultura e del progresso della nostra società globale.
Sei amministratore delegato della Quantum leap, azienda leader nel tech transfer e una realtà italiana unica nel suo genere. In che modo il contenuto tecnologico può impattare positivamente sul mercato?
Spesso nella cultura prevalente italiana, e nella comunicazione mediatica mainstream, il termine Made In Italy viene ricondotto a prodotti di consumo appartenenti per la maggior parte alle filiere del cibo, della moda, del design e dell’artigianato italiano in generale, tralasciando, di conseguenza, altri ambiti industriali di eccellenza italiana che costituiscono per il nostro Paese un grande vantaggio competitivo. Se guardiamo però ai dati delle esportazioni dei beni italiani e agli ecosistemi produttivi industriali, ci rendiamo conto che le opportunità di crescita del nostro Paese nel futuro – così come nel passato – risiedono soprattutto in quella che chiamiamo l’industria del Deep Tech, ovvero l’insieme di tecnologie innovative e di frontiera, originali – fondate su scoperte scientifiche, sull’ingegneria, la matematica, la fisica e la medicina – che possono avere un impatto profondo nella vita delle persone e della società.
Lo stesso Boston Consulting Group nel report Deep Tech and the Great Wave of Innovation stimava come gli investimenti su start up fondate su una scoperta scientifica o un’innovazione ingegneristica significativa sarebbero arrivati a toccare quota 200 miliardi di dollari entro il 2025.
Secondo gli ultimi dati SACE (Rapporto Export 2023), nel corso del 2024, l’export italiano di beni in termini di valore segnerà un incremento del 4,2%, dopo un 2023 chiuso con un aumento prossimo al 2%, su cui hanno pesato anche il mutato scenario geopolitico, una rallentata crescita economica e l’inflazione. La tendenza positiva prevista per il 2024 si stima verrà mantenuta anche nei due anni successivi, con un tasso medio annuo del 3,7%, consentendo di superare la soglia dei €700 miliardi al termine del periodo di previsione.
Ma dentro questi numeri si nascondono dati ancora più rilevanti che raccontano la vera identità italiana.
Di fatto, l’export d’oltralpe, a conferma dell’errato pregiudizio citato in precedenza, viene trainato dai Beni di Investimento – meccanica strumentale, mezzi di trasporto (tra cui automotive), elettronica e altri comparti tecnologici minori – nei primi nove mesi del 2023, il comparto ha segnato un notevole aumento (+9,9%), trainato dai mezzi di trasporto (+15,1%), con l’automotive che ha segnato un balzo del 17,3%. Anche la meccanica strumentale ha riportato una crescita significativa (+8,7%) in quasi tutti i segmenti ma con una maggior concentrazione nel settore delle macchine utensili e dei macchinari per il packaging. E si prevede che i beni di investimento continueranno a guidare la crescita delle esportazioni italiane anche nel 2024, con una previsione di aumento del 4,6%. Il prossimo anno la crescita sarà guidata dalla meccanica strumentale, attesa in aumento del 5,5%, mentre nel biennio 2025-26 si stima che il traino arriverà dai mezzi di trasporto (+5,1%) e dai prodotti elettrici (+5,3%), settori centrali per la transizione sostenibile.
Dopo la battuta d’arresto del 2023, il raggruppamento dei beni intermedi – chimica, metalli, materiali plastici e industria estrattiva – si attesterà, inoltre, su una crescita pari al 3,7%, ritmo comunque inferiore alla media per via della persistenza dei costi più elevati, mentre si prevede registreranno un rialzo più sostenuto, pari al 4,1% in media, nel biennio successivo. È, dunque, grazie a questi numeri, e non solo a quelli relativi ai settori del fashion e del food, che l’Italia è leader in Europa per produzione ed esportazione di beni industriali, seconda solo alla Germania.
Ti occupi dei principali trend tecnologici come l’intelligenza artificiale, la robotica e la deep tech. Come possiamo aumentare la maturità tecnologica delle realtà imprenditoriali italiane? Quali sono i principali ostacoli che occorre superare?
La possibilità di innovare del nostro Paese e la sua crescita economica sono direttamente proporzionali alla capacità delle nostre aziende di ridurre i tempi del Trasferimento Tecnologico.
L’innovazione è una componente essenziale della competitività del nostro Paese, ma per poter innovare continuamente occorre sviluppare la capacità di intercettare il cambiamento tecnologico, utilizzarlo all’interno della propria azienda e quindi di sfruttare al meglio idee provenienti dall’interno e dall’esterno dell’organizzazione.
Infatti, nonostante l’eccellenza della nostra Ricerca (evidenziata dal fatto che l’Italia si posiziona all’interno del 10% dei Paesi le cui pubblicazioni scientifiche sono tra le più citate al mondo, pur esprimendo bassi investimenti in ricerca e sviluppo – meno della media europea – e un numero di ricercatori decisamente inferiore agli altri paesi di punta dell’Europa), non troviamo però la capacità di inserirci nel mondo competitivo delle aziende, ovvero di trasferire il risultato della ricerca scientifica nel mondo imprenditoriale.
Le ragioni non riguardano soltanto l’approccio comunemente usato dalle accademie rispetto alla missione della ricerca stessa, bensì ne è causa l’intero sistema industriale italiano poco incline a collaborazioni con il mondo scientifico e, soprattutto, sempre più restio a investimenti in R&D proveniente dall’esterno della propria azienda. Infine, anche la debolezza strutturale del sistema finanziario italiano nel settore del Venture Capital è un tema rilevante che concorre a rallentare il processo di trasferimento tecnologico nel nostro Paese. È chiaro che tutto ciò crea un effetto domino sul valore della produzione di brevetti industriali, che continua ad essere al di sotto di Paesi come Germania e Francia (4.600 brevetti di aziende italiane depositati all’Ufficio Europeo dei Brevetti nel 2020, contro i 25.954 della Germania e i 10.554 della Francia – dati EPO Patent Index).
Tra ricerca e impresa, poiché parlano un linguaggio differente, è necessario creare un ponte che consente a questi due mondi così diversi di comunicare e interagire. È necessario, dunque, preparare operatori qualificati che riescano a collegare i punti interrotti nella filiera del trasferimento tecnologico, grazie a competenze ed esperienze consolidate negli anni, processi validati, metodologie specifiche e strumenti di analisi dei dati. Il trasferimento tecnologico non può essere improvvisato, tanto meno può essere implementato una tantum, al contrario è un processo che va accompagnato e strutturato all’interno di una collaborazione sistematica tra ricerca e impresa.
Il bagaglio di conoscenze e competenze specifiche di Trasferimento Tecnologico è fondamentale per creare un impatto economico e accelerare la capacità tecnologica di qualsiasi paese industriale, come l’Italia, in quanto consente di indirizzare la ricerca verso il mercato in tempi e costi competitivi. Gli operatori tipici di Tech Transfer, in Italia così come soprattutto in UK, Francia e Israele, sono realtà di piccole dimensioni, molto snelle e specializzate, proprio come la Quantum Leap che ho fondato 12 anni fa e che opera costantemente a fianco della ricerca e dell’industria.
In questo scenario, Quantum Leap ha il ruolo di ponte tra ricerca e impresa e la sua missione è quella di individuare l’innovazione per valorizzarla, valutandone l’impatto reale e le possibili applicazioni.
Il processo di trasferimento tecnologico ideato e sviluppato da Quantum Leap è finalizzato a
individuare, valorizzare e comunicare l’innovazione, allo scopo di trasformare la ricerca in prodotto competitivo e, così, di accelerare la crescita delle aziende sul mercato globale.
Dal 2017 sei nella lista delle 150 scienziate, imprenditrici e “donne dell’innovazione” in Italia, della rivista specializzata Startupitalia e nel 2023 sei stata inserita nella lista delle 100 donne di successo di Forbes. Che consiglio daresti alle giovani donne che – pur avendone le capacità – sminuiscono il proprio impegno e la fatica che le sta portando al successo e al raggiungimento di posizioni importanti?
È difficile dare consigli poiché la scelta dei percorsi di carriera dipende da molti fattori, interni ed esterni alla dimensione personale. Quello che posso dire, sperando che sia utile a qualche ragazza e giovane donna, è che bisogna puntare sempre a tenere alto il livello di curiosità e di interesse nelle cose che si affrontano ogni giorno. Evitare la monotonia e la prassi e cercare di fare le cose a modo proprio, anche quando la strada non è ancora stata aperta da nessuno o siano pochi gli esempi da seguire. Le giovani donne hanno un destino importante, quello di fare tutto quello che una donna, una madre, una imprenditrice, una manager deve realizzare, ma dovranno farlo nello stesso tempo e bene. Per riuscirci non basta l’ambizione per la carriera, serve essere curiose, ispirate, serene e pronte a imparare sempre con un pizzico di divertimento. Allora sì, sarà possibile trovare la forza di andare avanti. Ma in ultimo va ricordato che non si può tralasciare l’importanza del supporto familiare, senza il quale viene a mancare un pilastro importante della vita.
La corsa la si finisce insieme agli altri, mai da soli.
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